Simplicissimus Book Farm: intervista ad Antonio Tombolini

 

Ho conosciuto Antonio Tombolini più di 10 anni fa durante la realizzazione di Internet si Ricomincia, un libro di interviste alle startup che rinascevano dopo la bolla di internet del 2001. La sua startup, Esperya.com, era (dalle sue parole) “una bottega online di cose buone da mangiare e da bere, difficili da trovare“. Poi nella società entrò il Gruppo L’Espresso e da lì un lento declino. Un vero peccato, chissà cosa potrebbe essere oggi Esperya…

Tombolini ci parla della sua nuova azienda Simplicissimus Book Farm, lanciata oramai da diversi anni, che opera nel settore dell’editoria digitale e ci dice la sua su questo promettente settore.

 

 

Ciao Antonio, per i pochi che bazzicano il web e non ti conoscono, ci riassumi in poche righe chi sei e il tuo percorso professionale prima del lancio di Simplicissimus Book Farm?

Mi chiamo Antonio Tombolini e ho quasi 52 anni. Dirigente d’azienda fino al 1997, anno in cui mi sono innamorato di internet e ho avviato la mia prima startup: Esperya.com, una bottega online di cose buone da mangiare e da bere, difficili da trovare. Ho ceduto l’azienda a Kataweb (Gruppo L’Espresso) nel 2002, che a quel che ne so l’ha poi ceduta (sostanzialmente portandola ahimé alla chiusura) ad un gruppo della grande distribuzione alimentare. Nel 2004 ho iniziato a interessarmi della transizione al digitale dell’editoria, che non era ancora avvenuta, ma visto quello che era successo alla musica e stava succedendo al cinema mi sembrava logico dovesse accadere. Così nel 2006 ho fondato Simplicissimus Book Farm, di cui sono ora amministratore delegato.

 

Cosa fa Simplicissimus Book Farm?

L’editoria, in tutti i suoi segmenti (alcuni prima altri dopo, ma il fenomeno interessa tutti i segmenti dell’editoria) sta iniziando a vivere la travagliata e inevitabile fase del passaggio dalla carta al digitale. Tutti i mestieri dell’editoria vanno reinterpretati e necessitano di nuovi strumenti: se vuoi fare l’autore, l’agente, l’editore, il distributore, il libraio, direi perfino “il lettore” (ovvero l’utente finale) hai bisogno di competenze e di strumenti diversi da quelli che hai usato fino ad oggi, basati sul concetto di prodotto editoriale = prodotto stampato. La nostra azienda offre a tutti gli attori della filiera, a tutti quelli che vogliono giocare un ruolo nel gioco dell’editoria digitale, le migliori competenze e i migliori strumenti di produzione, distribuzione, vendita, fruizione di contenuti digitali editoriali. Competenze e strumenti pronti e disponibili “out of the box”, pronti per l’uso, perché le chance in questo mercato nascente non resteranno lì a lungo.

 

 

Quale modello di business ha Simplicissimus Book Farm?

Pur mantenendo una certa variabilità e flessibilità in relazione ai diversi clienti e ai diversi servizi, il nostro modello di riferimento è il revenue sharing: forniamo un servizio scommettendo sul suo successo insieme al nostro cliente. Se funziona il cliente spende e guadagnamo anche noi. In questo modo abbattiamo qualsiasi barriera all’ingresso nell’editoria digitale, incoraggiando tutti a provare e sperimentare, senza troppe paure.

 

Chi sono sono oggi i vostri principali competitors?

Ci piace, visto quel che ho detto sopra, definirci “enablers”: il nostro obiettivo è fornire a tutti e a ciascuno i migliori strumenti per fare il loro mestiere. Per questo la nostra strategia competitiva (e di competitors in questo mercato ce ne sono un sacco, da quelli globali alla Amazon, Apple, Google, a quelli locali in ogni singolo paese, da noi IBS, lafeltrinelli, ecc…) è una strategia di… non competizione! “Turning competitors into customers”, questo è il nostro motto: trasformare i nostri potenziali competitors in clienti. Amazon ha bisogno di contenuti da vendere per il suo Kindle? Noi gli forniamo il 40% dei titoli italiani disponibili attraverso la nostra piattaforma STEALTH, così come facciamo con tutte le altre librerie online. Feltrinelli ha bisogno di un ebook reader con connettività che consenta a chi lo compra di comprare ebook dallo store Feltrinelli senza dover passare dal pc? Noi forniamo a Feltrinelli la soluzione integrata hardware/software per soddisfare questa esigenza. E così via. Non a caso tutti i principali attori del mercato editoriale globale e nazionale sono ormai nostri clienti o nostri fornitori, e spesso tutte e due le cose.

 

 

Ci descrivi il settore nel quale opera Simplicissimus Book Farm e le occasioni che tu ritieni ci siano da cogliere?

Il settore è quello dell’editoria, e dei suoi segmenti: la lettura da tempo libero (fiction e non-fiction, romanzi e saggistica, per semplificare); i quotidiani e le riviste; i cosiddetti “enhanced books”, i libri “arricchiti” grazie al digitale, con larga importanza assegnata a contenuti non testuali e interattivi; la scuola; la manualistica professionale; la pubblicistica aziendale… Insomma, qualsiasi cosa si sia basata sino ad oggi sulla stampa su carta si trova da un lato a dover fare i conti con la insostenibilità economica e ambientale della filiera della carta; dall’altro a dover sperimentare le opportunità che la transizione al digitale offre.

 

Chi sono i tuoi soci in questa impresa? 

Certo: oltre al sottoscritto si tratta di altre 6 “persone fisiche”, privati investitori ma soprattutto amici, dei quali due, Luca Paravicini e Marco Croella, collaborano direttamente con me nella gestione dell’impresa. Oltre ad essi, dal febbraio 2010, annoveriamo tra i soci il quinto gruppo editoriale italiano per dimensioni, Giunti Editore, che ha acquisito il 20%.

 

 

Quali risorse hai impegnato per partire in questa impresa?

Facile rispondere “tutte quelle disponibili”, sia in termini di tempo che di denaro. Non c’è alternativa a questo. Non credete a chi dice che si può avviare una startup seria, una vera azienda, come se fosse un “dopolavoro”, tenendo il piede in due scarpe. Non funzionerà. Meglio allora non partire affatto, come raccomando a molti, finché non ci si sente sufficientemente tranquilli di volerlo fare sul serio. Al di là di questo, in termini strettamente finanziari, abbiamo complessivamente raccolto 1,2 milioni di € da parte degli attuali soci a partire dal 2006, e stiamo per lanciare un nuovo financing round da 5 milioni di euro finalizzato ad un salto dimensionale e geografico per espandere la nostra offerta su scala globale.
Di quali risorse avresti bisogno per portare a regime la startup?

Un’azienda che opera in un mercato così nuovo ed esso stesso allo stato nascente non è mai propriamente a regime: si tratta di mercati in fortissima crescita, e per coglierne le opportunità occorre tenerne il passo. Questo significa che la raccolta dei fondi necessari non è un evento una tantum, ma un’attitudine permanente che l’imprenditore deve far propria nella gestione aziendale.

 


Nella crescita dell’azienda ti sei rivolto a qualche Business Angel o Venture Capital?

Finora a nessuno, tutti gli investimenti sin qui raccolti sono arrivati attraverso relazioni personali dirette. Il round di raccolta fondi che stiamo avviando, per la sua entità, forse poco si presta ad un approccio “Angel”, ed è già più adatto ad un approccio VC (anche se parliamo ancora di piccole cifre, in quell’ottica). Confesso che stiamo cercando noi stessi di farci un’idea degli interlocutori più adatti, saprò dirne di più tra qualche mese, probabilmente 🙂

 

Potresti farci una previsione di crescita da qui a 3 anni e che fatturati potrebbe sviluppare la tua azienda?

Non mi piace l’abuso dell’espressione “vogliamo diventare leader…” che sa di retorica trita e ritrita. Vogliamo che quello che sappiamo fare, e che riteniamo di fare bene come finora il mercato sta dimostrando, possa raggiungere nuovi mercati e conquistarsi nuovi clienti in misura molto significativa. Tradotto in numeri pensiamo di poter realisticamente puntare, facendo leva sui tassi di crescita del mercato e sulla internazionalizzazione della nostra offerta, ad un fatturato di 100-150 milioni di Euro entro il 2015.

 

Ci puoi indicare le tue fonti di informazione sul mondo delle startup e dell’impresa?

Darne il dettaglio mi richiederebbe troppo tempo. Si tratta soprattutto di blog di imprenditori e di investitori, la rete ne è piena e molti sono di gran valore. Per essere meno evasivo suggerirei a chi vuole di seguirmi via Twitter @tombolini, perché è da lì che condivido tutti i link che ritengo più significativi.

 


Quali sono le startup italiane sulle quali investiresti oggi o che segui con sana invidia?

Di invidia non sono capace: la vita mi ha insegnato a gioire per i successi di quelli che stimo, come e più che se fossero miei successi. Oggi investirei su Clipperz.com, un’applicazione per la gestione password che mi ha salvato la vita più di una volta, e di cui ho voluto conoscere i fondatori: Marco Barulli e Giulio Cesare Solaroli. Al di là di come l’applicazione funziona oggi (e funziona alla grande!) ho ascoltato i loro progetti di sviluppo e ne sono molto molto interessato.

 

Settori (oltre al tuo) da tenere in considerazione in futuro e dove ti piacerebbe muoverti per una eventuale tua prossima startup.

Ce ne sono due, spero che dicendoli così in pubblico non me li rubino prima che possa metterci le mani io 😉
Il primo è un mio vecchio amore: il vino. Ci sono ormai tanti produttori che vendono il loro vino online. Ma l’appassionato non vuole comprare sempre lo stesso vino, sempre dallo stesso produttore. L’appassionato è curioso, vuole provare questo e quello, vuole conoscere le storie dei produttori, dei vini, dei loro territori, vuole fare scoperte che vanno al di là delle guide ufficiali. Insomma, quello che manca è una vera enoteca online, ben fornita, ben fatta, e animata da un vero appassionato capace di fare ricerca per cantine e per produttori, e di raccontarne le storie e i prodotti come si deve. C’è una wine-community in rete che non aspetta altro. Se la cosa interessasse qualche investitore, mi mandi una mail 🙂

Il secondo settore è quello della bicicletta: ci sono ormai molti fattori, che non sto qui ad elencare, che vanno tutti nella direzione di un forte rilancio di questo veicolo antico ma allo stesso tempo formidabile e modernissimo. E in diversi settori: da quelli più scontati del tempo libero e dello sport, a quelli da noi meno usuali della vita quotidiana, la bici migliore per andare in ufficio e girare in città per fare la spesa, portare a scuola e riprendere i bambini, o quella “da carico” per gestire i trasporti nei centri storici ecc…
E’ pensando a questo che col mio amico Marco Barulli (che ho conosciuto per Clipperz.com, vedi sopra) ho intanto avviato un sito, Ciclourbano.it, per cominciare a osservare il fenomeno. Un sito che – chissà – magari un giorno diventerà un’impresa…
Ci puoi elencare po’ di cose di getto su cosa hai imparato facendo la tue startup?

Non sono bravo nel compilare decaloghi. So che sono di moda e attirano molto, ma non ci riesco, mi dispiace 🙂

 

 

Simplicissimus Book Farm in cifre

Data di ideazione: 2004-2005

Data di lancio: 2006

Soci:  80% fondatore e privati investitori; 20% Giunti Editore

Visite al sito:

80mila susimplicissimus.it,

140mila su ultimabooks.it,

70mila su sbfnarcissus.com,

quindi complessivamente 290mila unici.

A questi andrebbero aggiunti gli utenti delle app iOS (ultima kiosk e altre).

Dove è ubicata: Sede legale e ufficio commerciale a Milano; sede operativa a Loreto (AN)

Dipendenti: 13

Fatturati: Ecco quelli relativi alla “fase 2” della startup (nella fase 1 abbiamo venduto hardware per finanziare gli investimenti sulla programmazione e costruzione dei servizi, che abbiamo cominciato a vendere nella fase 2, la “vera” startup, a partire dal 2009):

2009: 80mila euro;

2010: 400mila euro;

2011: 900mila euro.

Stimati 2012: 2,5 milioni euro.

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